Miliardari umanisti

Oggi ho letto un articolo scritto da Guido Romeo sul Sole 24 che parla dei vantaggi della conoscenza umanistica abbinata a quella tecnologia ma, alla fine della lettura ammetto di aver alzato gli occhi dalla pagina con un’espressione non poco perplessa, amareggiata forse…

Romeo riporta in testa all’articolo l’elenco dei “Miliardari umanisti” e per ognuno indica la laurea o la specializzazione umanistica più il patrimonio monetario raggiunto grazie al successo:

  • Ben Silberman, fondatore di Pinterest -157 miliardi di dollari di patrimonio netto- è laureato in scienze politiche;
  • Joe Gebbia e Brian Chesky ,cofondatori di AirBnb -3,8 miliardi di dollari a testa- sono entrambi diplomati in design;
  • Reid Hoffman, fondatore di Linkedin – 3,3 miliardi – è un filosofo diplomato a Oxford;
  • Peter Thiel, creatore di Pay Pal – 2,5 miliardi- anche lui filosofo diplomato a Oxford;
  • l’immancabile Zuckerberg, 76,7 miliardi – deve ai suoi studi di psicologia l’intuizione di Facebook;
  • Jack Ma, fondatore di Alibaba – 42,6 miliardi – insegnante di inglese.

Al di là del fatto che tutto l’articolo è tempestato di fastidiosi neologismi informatici che difficilmente un comune lettore, pur mediamente informato di tecnologia, può conoscere per comprendere agevolmente il testo (ad esempio: geek sviluppatori, hard/soft-skills, venture capital, botperdianaviendadire!),  la cosa che trovo più sconcertante è il succo del ragionamento:

la tesi di Romeo si fonda sulle parole di Scott Hartley, costui è :”partner del fondo di venture capital Mohr Davidow da 2 miliardi di dollari e autore del libro “The Fuzzy and the Techie: Why the Liberal arts Will Rule the Digital Word, che qualche giorno fa è intervenuto a R2B – Research to Business, la tre giorni bolognese dedicata all’innovazione organizzata da Aster  e poi ancora: oltre a studi a Standford e Columbia e un passato professionale in Facebook e Google, è stato anche Presidential Innovation Fellow presso la Casa Bianca di Obama”
come dire che di uno con un curriculum così non si può proprio dubitare! Ma, purtroppo o perfortuna, è mia buona regola farlo invece proprio verso chi, ancor prima di esporre l’argomento si para ben bene dietro al barbacane (curriculum).

 
Hartley dice :”gli umanisti “vincono” (vincono? 😮 ) perchè le domande fondamentali dalle quali nascono nuovi prodotti e servizi digitali altamente distruttivi dei business analogici sono legate alla comprensione e decodifica del mondo in cui viviamo, al comportamento delle persone che lo abitano e a come questo può essere modificato o incentivato. 
Un’educazione umanistica non è utile solo a chi vuole lanciare la propria start up, ma anche per chi, più semplicemente vuole un impiego. Slack, la popolarissima piattaforma di messaggistica e lavoro collaborativo, scrive Romano, ha cominciato ad assumere laureati in discipline teatrali per migliorare l’interazione dei suoi bot con gli oltre 8 milioni di utenti umani che ogni giorno fanno login“.

Ecco, trovo il ragionamento di Hartley superficiale e materialistico. Concordo anch’io sul fatto che per una formazione completa sono oggi necessari entrambi i saperi (tecnologico e umanistico) ma sono fortemente convinta che la conoscenza umanistica abbia come principale scopo l’arricchimento dello spirito non quello del portafogli!! Dare un senso utilitarista allo studio delle materie umanistiche conduce all’impoverimento spirituale! Suggerire di usare la conoscenza umanistica per decodificare il funzionamento della psiche al fine di arricchirsi progettando applicazioni o programmi sempre più adatti a sfruttare le passioni o le paure dell’essere umano al posto di usarla per migliorare come individui e per migliorare le vite altrui attraverso la professione è, a mio avviso, sbagliato!

Esagero? Perchè allora citare come modelli/esempi di successo i personaggi sopra citati? Certamente questi si sono arricchiti economicamente, ma è questo “vincere”? Diventare straricchi è l’obbiettivo più alto da raggiungere? Si, secondo il sogno neoliberista. Ma al di là delle tasche di questi pochi Miliardari il resto della popolazione ha “vinto” grazie alle loro invenzioni?
Mah, questo è un bel punto di domanda…

Per me vincere è quando il mio contributo migliora la vita di tutti non solo la mia; i modelli da citare non dovrebbero basarsi sulla quantità di denaro che hanno saputo accumulare ma su quanto un’invenzione/intuizione/scoperta/opera ha contribuito – in senso positivo ovviamente – al progresso umano.. qualche esempio? Partendo dall’alto Pitagora, Keplero, Einstein, Schrödinger, Bohr, Leonardo, Kant, Popper, Euclide, Pirandello, Woolf, Stravinskij .. potrei continuare per ore…e poi dottori, insegnanti, lavoratori, professionisti, artisti o chiunque svolga o abbia svolto la propria missione con passione, dedizione e anima, scegliendo come faro la propria coscienza, non il dio denaro…
ma questa è un’altra storia diceva Michael Ende

P.S. non ho ancora trovato l’articolo originale del Sole sul web.. appena verrà pubblicato aggiungerò il link
Questo invece è il collegamento al libro di Scott Hartleyhttp://www.fuzzytechie.com/

 

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.